Con le righe che seguono ripenso al percorso ideale che mi ha accompagnato in questi anni nella Scuola, ho pensato di conservarne un dolce ricordo, il tempo trapassato futuro.

 

Bisceglie, 29/10/2010

 

Una Scuola da protagonisti

Libertà è partecipazione. Giorgio Gaber avrebbe cominciato così.

Se mille notizie ci frantumano l’anima, noi dobbiamo riconoscerne l’essenzialità nella semplicità degli atti. Da assumere, da protagonisti. A partire dal fondamento della nostra cultura e della nostra comunità che è la Scuola, in tutti i suoi ordini e gradi e in tutte le sue componenti.

Io sono a favore della Scuola pubblica senza se e senza ma e dico: se qualcuno la pensa diversamente si faccia avanti, questo è il momento di esprimersi e di fare valere le proprie ragioni. Abbiamo bisogno della diversità e delle idee che sanno aprire orizzonti o semplicemente prendersi cura. Portiamo il cambiamento dove c’era il silenzio, la nostra presenza dove il clima non era buono, spazio alle intelligenze, sostegno e crescita dell’impegno formativo.

In questi giorni parliamo di elezione dei Consigli di Circolo, degli organi collegiali, di rappresentanze senza schede bloccate. Non è una notizia…è una notizia.

Dunque facciamoci avanti da candidati, da sostenitori di liste, verifichino i rappresentanti di classe le disponibilità, per un impegno gratuito che vale tantissimo: prendersi cura di tutti i figli, propri e degli altri, dalla parte del loro e del nostro futuro. Per sentirsi più vicini, senza deleghe.

Cari genitori, andate nelle Segreterie delle Scuole e dite: “Io sono qui” e porto il mio impegno limitato eppure generoso e grandissimo, porto le mie idee aperte al confronto.

Vogliamo parlare di come funzionano le biblioteche e le attrezzature didattiche, chi pensa alla vigilanza degli alunni, quando si cambiano le tende, come sarà articolato il calendario scolastico, dove andremo alle visite guidate, cosa succede nel pomeriggio alla palestra, come va l’orario della lezione, quando incontrarsi tra genitori e docenti, perché mio figlio è contento o meno della scuola, perché non riusciamo o meno a seguirlo, come dare una possibilità in più ai nostri ragazzi, come migliorare il traffico e cosa fanno i vigili, se ci vuole la manutenzione e cosa fare, oppure incentivare la raccolta differenziata, portare un’idea in più.

Dunque un appello,… da protagonisti.

                                                                    Luigi Carlo Rocco

                                                               

 

 

Bisceglie, 04/06/2012

 

I miei saluti al Dirigente Scolastico, ai docenti, ai collaboratori, al personale ausiliario e a tutti i genitori che a vario titolo hanno condiviso questa esperienza di partecipazione.

La Scuola “De Amicis” è stata per me il luogo dell’infanzia e delle prime scoperte. 

Trascorrere questi cinque anni con Voi, nella mia veste di componente dei genitori e poi di Presidente del Consiglio di Circolo ha assunto un significato speciale.

Vi sono grato per la disponibilità e l’attenzione con cui avete accolto la mia persona in un periodo di grandi trasformazioni e in situazioni diverse. Ho cercato di interpretare la voce della Scuola con la prudenza e la determinazione che le circostanze richiedevano.

Trovo che aver dedicato la sala multimediale al piccolo Di Matteo sia un messaggio di civiltà e di legalità nel nome degli inviolabili diritti dei bambini e delle bambine. E penso a una Scuola che debba saper sempre parlare di Peter Pan e di un mondo a colori.

Restano sempre aperte le sfide della partecipazione e di una genitorialità diffusa, degli ambienti di lavoro e della sicurezza, della didattica e delle giuste attenzioni in un mondo che cambia e i valori profondi da difendere sempre. E resta l’auspicio che ognuno viva la propria condizione nel migliore dei modi possibili, nella capacità di ascoltare e di donare, anche quando la routine e la quotidianità sembrano spegnere gli entusiasmi.

Aver conosciuto persone che nei ruoli più diversi hanno saputo condividere ed arricchire questi miei brevi pensieri mi lascia con un senso di fiducia.

Si sapranno superare le criticità con un lavoro comune, con l’intelligenza e con la flessibilità necessaria, si potranno sperimentare soluzioni nuove e tutto questo potrà consentire di riaffermare sensibilità diverse e una democrazia più partecipativa.

Perché ogni scelta di oggi deve essere fatta guardando al futuro in sintonia con i tempi della città nella quale viviamo.

Dunque il mio, in questo breve periodo di passaggio e transizione, è un cordiale arrivederci, ma con un impegno: la Scuola e il Lavoro resteranno al centro della mia azione,la nostra Comunità della Scuola “De Amicis” è un valore che nessuno potrà mai scalfire.

Tutta la mia cordialità.

                                         Luigi Carlo Rocco.

 

 

LA FINANZA E IL SUO SIMULACRO (alle radici della rivoluzione linguistica e di una finanza senza più alibi).
 
Se si guarda con attenzione a tutto ciò che ci accade intorno si può trarne un messaggio o un insegnamento concreto. Sarà questo TAO a sorreggere un pensiero che in questi giorni mi accompagna e che vorrei condividere.
Si discute di quanto, con eccessiva insistenza, viene chiamata la più grave crisi finanziaria dagli anni '30. Anche io non mi sono sottratto dal chiedere ad un operatore finanziario. " ...è un bluff o una cosa seria ?" e lui mi ha risposto: " E' una cosa molto seria." Lo avremo fatto in tanti.
Perchè questa esigenza immediata, spontanea di voler sapere se si tratta di simulazione o di questioni concrete ? Forse perchè la finanza ( non solo lei ) è un significante il cui significato ha perso un suo ancoraggio. La finanza, come segno, ha ormai difficoltà a rinviare, nella sua oscillazione combinatoria, nella sua rincorsa ad astrazioni, con la veloce tempistica che le offrono gli strumenti informatici, a quanto può definirsi " cosità ", intesa non solamente in qualcosa che può toccarsi ma nel senso più ampio della funzionalità che le parole hanno nei confronti del proprio significato.
E' come se tutti gli elementi di una struttura cominciassero ad ondeggiare in diverse direzioni privilegiando una mera logica combinatoria e sottraendosi alla loro funzione, alla loro utilità, alla concretezza, ritenendo questi, al massimo, arcaici elementi di una combinazione. Potrei parlare di etica, risparmio, controlli ma non lo faccio per seguire una logica che cinicamente non distolga dal ragionamento.
Se così fosse ci troveremmo solo in parte in una grave crisi finanziaria e almeno in pari misura nella prima grave crisi linguistica del nuovo secolo.
In altre parole affrontare questa crisi con i soli strumenti finanziari, a mio avviso, significa non aver colto il problema.
In questi giorni è stato detto: è un problema finanziario, lasciamo che discutano e decidano coloro che se ne intendono di finanza. E' chiaro che c' è una componente tecnica ma è tutta interna al suo codice e chi fa ad esempio speculazione sa che la risposta sarà all' interno di quel codice. Dunque la risposta al problema è già debole in partenza.
Continuare in questa autoreferenzialità dei codici e degli strati sociali non può produrre la soluzione dei problemi di questo tipo. Quello che sta mancando sono i diversi apporti del sapere, di fronte alla evidente crisi strutturale non si può indefinitamente contare sulla prudenza e la saggezza di tutta quella gente che riesce ancora ad ancorare un valore alle cose. E' il momento che la linguistica, la sociologia, le scienze umane facciano la loro parte ed escano dalla loro autoreferenzialità. Rischiando anche nei confronti della politica e delle carriere. 
Non è affatto provocatorio sostenere che leggere quanto già avanzato trent' anni fa da Roland Barthes e poi sviluppato da Jean Baudrillard ad esempio nel suo " Lo scambio simbolico e la morte " non possa essere più utile alla ricerca di una stabilizzazione finanziaria di quanto possano fare o dire sofisticati e brillanti operatori finanziari che in questi giorni scommettono al ribasso e sulla perdita di valore dell' economia, dei beni, sul simulacro e sulla stessa morte della finanza.

 
Luigi Carlo Rocco, 09 ottobre 2008.

 

LE PAROLE CHE NON ABBIAMO DETTO
 
E' il mese di ottobre 2008 e qualcosa sta cambiando, è qualcosa di importante che potrà cambierà il corso degli avvenimenti. Io ne sono convinto.
Per chi stiamo lavorando ? Certo per noi, per le nostre famiglie, per le persone più care, certo e poi ? Se non per l' oggi e se non per il futuro per quando ?
E il futuro non sono le nuove generazioni ? Non hanno diritto come e quanto noi di avere un futuro ? 
I problemi della crisi finanziaria e della scuola vanno insieme. Perchè ?
Perchè tu non puoi dire per anni che non puoi dare una lira, un euro, un dollaro per l' Africa,le città sono in sofferenza, non hai soldi e dopo fiumi di parole sul mercato che si autoregola, una nuova religione, poi apri i cordoni della borsa di tutti per ripianare i conti in rosso paonazzo di istituzioni finanziarie allegre e creative. Si dovevano eliminare le tossicità ma sono ancora tutte lì e l' Africa aspetta e aspettano anche i nostri ragazzi.
Gli italiani ci stanno ragionando su, si stanno facendo una loro opinione e hanno capito di dover fare qualcosa. Dovevano arrivare risposte da parte di chi decide la cosa pubblica ma sono ormai decenni che non arrivano o arrivano fuori tempo massimo. I giovani di prima hanno già fatto i capelli bianchi.
C' è chi tira la coperta dalla propria parte, chi pone in luce pregi e difetti, chi pensa di trarne un vantaggio, chi non ha mai studiato ad Oxford e mai lo farà, ne sono consapevole e non mi scandalizzo, ma il grosso è che la gente comune, i nostri ragazzi, gli operatori e gli addetti ai mestieri sentono tutta la fragilità di scelte non condivise, almeno nel metodo e vedono il pericolo di una regressione del potere istituzionale chiuso nel proprio codice settoriale.
Slogan e sondaggi sono un modo di esprimersi vecchissimo, non perchè non abbiano un loro fondamento o una loro coerenza metodologica, rischiano di essere stracciati dalla storia per tutte le volte che hanno formulato le loro domande sbagliate, forse commissionate così, per la mancanza di curiosità sincera, per i loro vuoti a perdere che non rimandano a cose concrete e al divenire ma alla conferma del consenso.
Che vuol dire un sondaggio del tipo : a quale politico affideresti i tuoi soldi, che conclusioni se ne possono trarre ? Ho troppo rispetto per la politica e per quei pochi soldi da ficcare sotto un materasso.
Che vuol dire : c' è chi lavora e chi fa casino, anche per chi lavora e chi al lavoro non è arrivato mai e quel che resta neanche basta a pagare prestiti e mutui ?
Questa storia della scuola è proprio la cartina di tornasole di quello che si può fare e non si riesce a fare: una cosa molto semplice, su questioni fondanti una società e questa lo è, si ascolta e si cercano scelte comuni e condivise.
C' è sempre un problema in più: si vogliono regolare questioni che sono " altro " rispetto alle cose di cui si discute e questo non va bene per nessuno: e siamo poi certi che le scelte economiche e finanziarie di un mese fa vadano bene anche adesso dopo tutto quello che è accaduto e sta accadendo ?
Se vuoi imparare una lingua lo sanno anche i muri che devi stare e vivere con chi parla quella lingua. E invece noi che facciamo ?
Non sono passati neanche dieci giorni da quando il Fondo Monetario Internazionale ha parlato di pericolo di collasso, di 100 milioni di nuovi poveri , poi ridotti a 20 milioni : Che sono questi numeri ? E non vi sembra plausibile che la gente si chieda: quale sarà il nostro futuro e quello dei nostri figli ? Che quella gente voglia capire e che abbia tutti i sacrosanti diritti di dire qualcosa senza doversi sentire blindata da alcuna appartenenza ?
Non è solo una nuova generazione, chi affronta i problemi di tutti i giorni ha ritirato la delega e questo è un fatto nuovo. Tutta gente non facinorosa.
Aveva ragione Charlie Chaplin: " Mi dispiace, ma io non voglio fare l' imperatore, non è il mio mestiere. Non voglio governare, nè conquistare nessuno, vorrei aiutare tutti se possibile: ebrei, ariani, uomini neri e bianchi. Tutti noi esseri umani dovremmo aiutarci sempre, dovremmo godere soltanto della felicità del prossimo, non odiarci e disprezzarci l' un l' altro...La macchina dell' abbondanza ci ha dato povertà, la scienza ci ha trasformato in cinici, l' abilità ci ha reso duri e cattivi. Pensiamo troppo e sentiamo poco.Più che macchinari, ci serve umanità, più che abilità ci serve bontà e gentilezza.Senza queste qualità la vita è violenza, e tutto è perduto..."

 
Luigi Carlo Rocco.